GIOVANNI LOZZA E LA NASCITA DELL'INDUSTRIA DEGLI OCCHIALI IN ITALIA

 

Giovanni Lozza nasce il 15 maggio del 1840 a Calalzo di Cadore, il paese dove è vissuta per generazioni la sua famiglia. In principio i componenti di tale famiglia erano conosciuti con l'appellativo “da Rezzuos“ ovvero originari di Rizzios, una borgata adiacente al paese di Calalzo. Poi si aggiunse il cognome “ Rocchi “ che infine si trasformò in Lozza a seguito del matrimonio, avvenuto verso la fine del diciassettesimo secolo, di Francesco con “ Apollonia “ che proveniva dal limitrofo paese di Lozzo di Cadore.

 

Figlio di un fabbro, Giovanni Lozza inizia a lavorare facendo l'arrotino e l'ambulante in giro per il Veneto. Si ferma per un periodo a Cavarzere dove in un'officina, sempre di un fabbro, può coltivare la sua passione per la meccanica ed ingegnarsi a costruire armi ed oggetti in ferro battuto. Di lì si spinge fino a Genova dove si impiega come minatore nella costruzione di una linea ferroviaria.

In uno dei suoi ritorni periodici a Calalzo di Cadore si verifica una svolta nella sua vita grazie all'iniziativa che sta maturando nella testa di un suo compaesano, Angelo Frescura. Anche il Frescura, ad appena quindici anni, aveva lasciato il paese natale per poter lavorare e dopo aver soggiornato in molte località si era stabilito prima a Modena e successivamente a Padova dove aveva aperto un negozio per la vendita di occhiali ed altre chincaglie. L'industria degli occhiali, un tempo fiorente a Venezia, era scomparsa dall'Italia alla fine del diciottesimo secolo e da allora gli occhiali dovevano essere importati dall'estero, soprattutto dalla Francia e dalla Germania. Il Frescura pensa di poter tornare a realizzare gli occhiali direttamente in Italia e, ritenendo Giovanni Lozza un galantuomo ed un lavoratore dotato di ingegno, gli propone di aiutarlo a concretizzare la sua idea di costruire una fabbrica di occhiali. Il Frescura aveva intenzione, dopo aver aperto un negozio a Treviso per la sorella Veronica, di aprirne un altro a Vicenza per il fratello Leone e successivamente altri ancora a Verona, Venezia ed altre località. Ciò avrebbe permesso di avere uno sbocco commerciale per gli occhiali che sarebbero stati prodotti. L'accordo fu trovato subito.

 

La fabbrica, come riportato nel contratto datato 15 marzo 1878 redatto da un notaio, viene installata “negli edifizi sul Mulinà“ di proprietà del Signor Francesco Giacomelli. Il Mulinà, oggi chiamato Molinà, è un torrente e diventa letteralmente la forza motrice della nuova attività. Nella nuova società Angelo Frescura provvede da Padova alla fornitura del capitale necessario e all'acquisto del materiale prodotto, Leone Frescura, fratello di Angelo, alla direzione degli operai dell'azienda mentre Giovanni Lozza provvede alla costruzione dei punzoni e dei macchinari necessari per il funzionamento della fabbrica. Giovanni Lozza si adopera molto in questo periodo a realizzare macchinari che permettano una lavorazione migliore e più economica. L'iniziale produzione comprende, oltre agli occhiali in metallo, anche metri pieghevoli in legno con millimetratura di precisione allora molto richiesti. All'inizio le lenti e le montature vengono importate e nella fabbrica si esegue il lavoro di molatura dei bordi delle lenti ed il montaggio sia con montature complete cerchiate, sia a lenti nude per le quali è necessario forare il vetro.

 

 

Nel 1880 la Regina d'Italia Margherita di Savoia soggiorna in Cadore ed in quella occasione riceve un paio di occhiali “fumées”, con montatura in oro, elegantemente cesellata accompagnati da questa dedica a stampa ” - A- Sua Maestà – l'augusta nostra Regina – che – rallegra di Sua graziosa presenza il Cadore – questo umile tributo della propria industria – in segno d'ossequio di fede d'amore – presentano – i soci – Angelo Frescura Gio. Maria ( Leone ) Frescura Giovanni Lozza di Calalzo “.  

Poiché i primi locali iniziano ad essere limitati nel 1882 i soci decidono di costruire una fabbrica più ampia e approntano tutto il materiale necessario nella località prescelta. Purtroppo proprio quell'anno una straordinaria inondazione asporta tutto. Ma questo disastro non ferma i progetti dei soci che acquistano dei vecchi mulini ubicati sempre sul torrente Molinà, ma più a valle. Poco dopo però si abbatte una sventura molto più grave. Muore a Padova nel 1886 Angelo Frescura. Giovanni Lozza non ha i mezzi necessari per poter assumere direttamente il controllo dell'azienda che viene quindi ceduta. A rilevarla è Carlo Enrico Ferrari insieme a dei soci milanesi.  Ferrari è un brillante ufficiale che decide di abbandonare la carriera militare e Milano per venire in Cadore a costruire occhiali, convinto della validità dell'iniziativa da alcuni amici che hanno un negozio di articoli di ottica nel capoluogo lombardo.

Giovanni Lozza, guidato dal suo spirito imprenditoriale, decide di non rimanere dipendente nella società ma, con il ricavato della vendita della sua quota, costruisce un'officina, sempre a Calalzo, dove continua a lavorare nel settore producendo attrezzi e macchinari per la prima ditta con la quale la collaborazione non si interrompe. A lui, successivamente, si affiancano i figli e, nel 1912, viene costituita come officina meccanica la ditta Fratelli Lozza.

Nel 1915, anno dell'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale, Giovanni Lozza muore.              

 

 

GIUSEPPE E LUCIO LOZZA E L'INDUSTRIA CADORINA DI OCCHIALERIA FRATELLI LOZZA

     

Con la morte di Giovanni Lozza l'attività continua grazie alla volontà dei suoi figli Giuseppe e Lucio Lozza. Il secondo lavora per anni come dipendente nella fabbrica del Ferrari con le funzioni di tecnico specialista in meccanica. Acquisisce esperienza e preparazione da autodidatta impiegando le ore libere dal lavoro nell'officina paterna sin dall'età di undici anni. Durante la prima guerra mondiale Lucio Lozza viene impiegato alla direzione di un reparto di costruzioni ottiche del Regio Laboratorio di precisione di Roma dove accresce la sua cultura nel campo ottico e dei nuovi metodi di fabbricazione di materiale di precisione. In questo periodo Calalzo viene occupata dagli austriaci dopo la disfatta di Caporetto e la fabbrica di occhiali, che nel frattempo è stata ceduta dal Ferrari ad una società guidata da Ulisse Cargnel, deve essere trasferita a Milano. In questo periodo Lucio Lozza collabora con il Cargnel fornendogli preziosi consigli ed i progetti di nuovi macchinari. Ed è allora che nella mente dei Lozza matura l'idea di produrre occhiali in celluloide. Nei secoli precedenti uno dei materiali con il quale erano realizzati gli occhiali era la tartaruga. Poiché tale materiale era difficile da reperire, nell'ottocento si pensò di sostituirlo con la celluloide da poco inventata la quale, opportunamente colorata, era una perfetta imitazione della tartaruga. A Napoli Ulisse Cargnel si trova presso un ottico e, mentre lo vede sagomare un occhiale in vera tartaruga, ha l'idea di utilizzare la celluloide per la fabbricazione degli occhiali. Appena rientra predispone l'attrezzatura adatta per iniziare a produrli e crea un reparto appositamente dedicato.

Finita la guerra i fratelli Lozza ricostruiscono l'officina paterna distrutta dalla guerra e si dedicano alla costruzione di occhiali in celluloide. Nell'aprile dell'anno 1920 viene costituita la ditta “ Industria Cadorina di Occhialeria Fratelli Lozza “ che impiega inizialmente sette operai. La collaborazione con il Cargnel, che continua a costruire anche lui occhiali in celluloide, non si interrompe. Anzi i primi occhiali prodotti dai Lozza vengono venduti tramite la rete commerciale della ditta di Cargnel tanto è vero che quest'ultimo viene ringraziato in una lettera per l'appoggio iniziale dato alla nascente ditta dei Lozza. L'intuizione è giusta. Negli anni del primo dopoguerra la richiesta di occhiali in celluloide è in continuo aumento anche grazie all'attore cinematografico statunitense Harold Lloyd, uno dei massimi interpreti del cinema muto, che utilizza grandi occhiali in celluloide in parecchi suoi film. A seguito di una domanda sempre crescente di tale prodotto ed alla collaborazione fra i due fratelli Lozza, uno abile meccanico ed il secondo valente ed estroso progettista, che permette loro di costruire in proprio le macchine e le attrezzatura necessarie, l'azienda si trasforma ben presto da artigiana in industriale e conosce uno sviluppo rapido e continuo riuscendo ad arrivare alla fine degli anni trenta ad impiegare circa cinquecento dipendenti con una produzione giornaliera di circa cinquemila pezzi diventando la più importante azienda italiana del settore. Oltre al mercato italiano i suoi prodotti conquistano anche quelli esteri ai quali è destinata circa la metà della produzione.

In aggiunta alle montature da vista si iniziano a realizzare modelli destinati a particolari esigenze. Il modello “Radiovis” con doppio frontale a scatto e con ripari laterali è destinato ai radiologi, il modello “Elios” è progettato per curare i difetti della vista dei bambini o per gli operati di cataratta, il modello “Protex”, sportivo e snodabile, è realizzato per gli aviatori della squadriglia di Italo Balbo. Nel 1932 viene prodotto il primo occhiale da sole e successivamente anche i primi occhiali pieghevoli apparsi in Italia dotati di cerniere speciali e snodi complessi. Sono inoltre realizzate innovazioni come il naso “Icor”, che nasce da uno studio scientifico sul rapporto tra la superficie di appoggio della montatura ed il volume tridimensionale del naso. Ciò permette all'occhiale di calzare perfettamente anche grazie ad una cerniera tripla invisibile.

In quegli anni vengono prodotti i classici occhiali ma anche stringinaso, fassamani e portalenti d'ingrandimento.  

Ma è nel secondo dopoguerra che nasce il modello di occhiali che avrà il successo maggiore. Nel 1947 infatti si mette a punto il progetto di una montatura che impiega come materiale sia la plastica che il metallo unendo il calore e colore della plastica alla leggerezza e robustezza del metallo. Le parti che la compongono, cerchi, montante, nasello e aste, sono incollate assieme in un numero elevato di lavorazioni. La parte meccanica relativa alla cerniera viene semplificata dimezzandone i componenti. Il risultato va controcorrente. Quando inizia ad essere prodotto lo Zilo vanno infatti di moda in Italia gli occhiali molto piccoli con un diametro massimo di 48 mm. mentre lo Zilo, con i suoi 70 mm. di diametro, risulta essere in proporzione un occhiale enorme quasi da esibizionismo. Questa sua caratteristica è uno dei motivi per cui impiega anni ad affermarsi. Ma con il passare del tempo la richiesta di questo modello di occhiale è sempre maggiore. Già negli anni sessanta è uno dei successi più significativi della ditta Lozza ma è nel corso degli anni settanta che esplode il fenomeno Zilo. Attori, politici, sportivi e tante persone di successo lo indossano e questo modello diventa un'icona di quegli anni in Italia e non solo. Il modello viene talmente imitato che per difendersi dalle contraffazioni si deve stampare il proprio marchio sull'anima metallica del montante e sulle aste nonché aggiungere un sigillo di autenticità sulla parte centrale della montatura. La produzione che inizia in maniera artigianale ed in un numero di pochi esemplari al giorno arriva alla fine degli anni settanta ad essere prodotto in serie di oltre 2000 pezzi al giorno. Al modello classico si affiancano delle varianti. Già nei primi anni sessanta viene presentato lo Zilodonna, una versione per signora, ingentilita nell'aspetto e leggermente ritoccata nelle sue linee ma basata sui concetti costruttivi fondamentali dello Zilo. Negli anni settanta vengono realizzati poi dei modelli in vari colori, dal grigio al blu fino ad arrivare ad una versione “ TEAM Sport “ che vede sovrapposti in un’unica montatura i colori blu, il bianco ed il rosso.